Chef Nicola Sammartano

Scegliendo la linea dell’alta ristorazione e dedicandosi alla creazione di piatti con metodi di cottura ben studiati, ricerca costantemente le migliori materie prime per far esaltare gli antichi sapori della sua terra natia: dalla famosa la Seppia Fenicia alla Seppia ai Tre Sapori, dal Gambero aperto con la duchessa di Fave al Tonno col Pistacchio Bruciato.

Un viaggio alla ricerca dei sapori

Lo Chef Nicola Sammartano, nasce a Marsala nel 1973.


La passione per la cucina ed il mondo della ristorazione cresce in lui in maniera naturale essendo figlio d’arte, infatti, il padre vanta cinquant’anni di carriera come ristoratore e Chef de Rang in vari ristoranti.

La sua famiglia ha sempre collaborato con grandi saloni delle feste da ricevimento come Colorado e Minoa. Lo zio Giacomo, uomo di grande servizio ristorativo all’interno dell’Antico Circolo Lilybeo detto dei Nobili; gli Scavone, negli anni ottanta alla direzione di sala della sala ricevimenti Villa Favorita; i Granata, alla sala ricevimenti Delfino; il nonno paterno, Mastro Bottaio; quello materno “amante dei vini più nobili marsalesi”.


Nato tra vini, cibo e ristoranti, a cinque anni girovagava per le cucine, giocando con pentole, mestoli, salse e cous cous, fin tanto che non si addormentava all’interno dei magazzini, sempre, sotto l’attenta supervisione degli amici Chef.

Da adolescente, il padre lo avviò al servizio della ristorazione, facendogli fare la così detta “gavetta” nelle cucine dei ristoranti più rinomati, avendo in carico un’enorme mole di lavoro tra pulizie del pesce, lavoro da cameriere e barista.


In quel periodo si formava ed imparava l’arte del dirigere le brigate, finché decise di trasferirsi in quel di Napoli, quale terra più bella per imparare in cucina l’estro, la creatività e la gestione della materia prima. Tramite un collega ebbe la fortuna di entrare a fare parte di una grande brigata all’interno della storica pasticceria “Mungiguerra d’Aversa”, pasticceria con più di 100 anni di attività nota in tutta Italia per la creazione della “polacca”, un dolce a base di crema amarene con un impasto unico nel suo genere.


A Napoli, il maestro e patron Don Antonio Mungiguerra, insieme al figlio Enrico, credendo ed ammirando in lui la creatività e l’estro, gli danno modo di crescere insegnandogli i segreti della ristorazione affidandogli un ramo d’azienda dedicato a catering ristorativi ad altissimo livello che vanta clienti famosissimi quali attori, Ministri, Cardinali, cantanti e nobiltà i del casertano.

Col passare del tempo, con i diversi studi effettuati, lo Chef acquisì l’affinamento delle tecniche in cucina influenzato dal pensiero dell’Accademia della Gastronomia Italiana, collaborando nel tempo con diversi colleghi della Federazione Italiana Cuochi e dell’Associazione Regionale Cuochi per trovare una sua propria identità culinaria.


Lasciando i Mungiguerra, entra come Chef all’hotel Marcantonio, dove il proprietario Massimiliano Ferrara lo ammalia per la costante ricerca delle materie prime di altissima qualità. Collabora al Marcantonio per diversi anni, finché, in un momento di malinconia e nostalgia, decide di tornare in Sicilia, nella sua amata terra natia, Marsala.

In ogni collaborazione ha sempre cercato di ottenere successi, sia d’immagine sia economici, collaborando e confrontandosi in prima persona direttamente con la proprietà.


Subito le sue collaborazioni hanno grandi successi come al “Prima Classe di Trapani”, allo “Sciu Sciu di Marsala” e tanti altri locali, fino all’ultima collaborazione al “Baglio dei Mille a Marsala”. Famose sono le sue cene sviluppate con grandi taglieri in legno stile medievale.

Inventore dello “stile apericena” ad altissimi livelli e delle nuove celebrazioni della così detta “festa dei diciotto anni”.


Scegliendo la linea dell’alta ristorazione e dedicandosi alla creazione di piatti con metodi di cottura ben studiati, ricerca costantemente le migliori materie prime per far esaltare gli antichi sapori della sua terra natia: dalla famosa la Seppia Fenicia alla Seppia ai Tre Sapori, dal Gambero aperto con la duchessa di Fave al Tonno col Pistacchio Bruciato.

In cucina si avvale di una “brigata selezionata nel tempo” diretta, in prima persona, con scrupolo e competenza.